Pioniere del power-pop a stelle e strisce, ovvero di quel filone rock che a partire dalla metà degli anni ’70 univa all’elettricità d’estrazione punk una predilezione spiccata per melodie ariose e corali e per arrangiamenti espressamente pop, Paul Collins ha attraversato con energia seminale i ’70 prima con The Nerves (nei quali militava anche Peter Case futuro Plimsouls) e poi gli ’80 con i celeberrimi The Beat, dei quali è essenziale ricordare almeno tre capolavori power-pop, The Beat (1979), The kids are the same (1981) e Long time gone (1985). Nei ’90 Collins fa della Spagna -dove può contare su uno zoccolo duro di fans -la sua nuova patria e dopo alcuni album solisti molto country-oriented come Paul Collins (1992), From Town To Town (1993) e Live In Spain (1997) e Paul Collins (2000) mette a punto una nuova line-up di The Beat forte di ottimi musicisti spagnoli come Gines Martinez (drums) e Carlos Guardado (bass) oltre Octavio Vinck alla lead guitar ed incide nel 2004 per la Lucinda Rec. un album molto ispirato, Flying High che oggi viene ristampato dalla Get Hip di Pittsburgh. Quasi si stenta a riconoscerlo, con quella pelata e quegli occhiali da manager ma il disco parla chiaro: alcuni episodi resuscitano alla grande l’energia elettrizzante e contagiosa dei Beat, con entusiasmanti e ruvide performance chitarristiche e Collins che dà il meglio di sé in ballate vagamente country-folk, malinconiche e dall’ispirazione pensosa, sono godibilissime e mature prove di un uomo-artista che mette sul piatto tutte le sue emozioni più intime acquistando alla grande in intensità espressiva ed interpretativa.
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Aprono la serata BEATS ME e PLUTONIUM BABY
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