Ma che bello quando il 2.0 viene usato senza paura anche per recensire da un punto di vista diverso "robe" che già noi soldatini della Caserma abbiamo pubblicato. Prendete spunto dal marmittone Matteo che moriva dalla voglia di dirci la sua su questo concerto dei Rancid a Londra.....e poi sappiamo tutti che il Pvt. Flavia quando viene mandato in missione è sempre sbronzo!
...er biglietto... |
Dietro gentile invito della caserma mi adopero a realizzare un'altra recensione del concerto dei Rancid a Londra. Per la cronaca sono la stessa persona che ha recensito il concerto dei Casualties il mese scorso, ho cambiato il nome solo per essere più facilmente identificabile in caso di future pubblicazioni, ma vabbè...Passiamo al concerto.
Dopo il vuoto interiore lasciatomi dalla mancata occasione di vedere uno dei miei due gruppi preferiti quest'estate a Milano, per i motivi che ben sapete, decido di puntare alla trasferta, individuando nell'ultima data del tour inglese per i vent'anni della band quella più congeniale.
La sera del concerto le porte aprono alle 6.30 pm e l'ingresso nel teatro è piuttosto veloce. Il posto in questione è proprio bello, il più adatto per questo tipo di concerti soprattutto dal punto di vista delle dimensioni: al piano terra c'è la platea, molto vicina al palco e collegata ad un piano leggermente rialzato dove sono presenti due bar, un guardaroba e i banchetti del merchandising delle band; il tutto è sovrastato da una balconata con accesso riservato a pochi intimi. Biglietto a 30£ più prevendita e teatro pieno.
Alle 7.00 pm partono puntuali gli opener "The Uppercuts" con un breve ma interessante show di una trentina di minuti seguiti dai "The Warriors", vistosamente più in su con gli anni dei primi ma comunque anch'essi autori di una degna prova. Una cosa che mi ha assolutamente sorpreso è stata la fulminea velocità con cui, nel corso di tutta la serata, veniva smontato il palco di una band e preparato quello per il gruppo successivo: davvero notevole.
Si arriva così in breve tempo al primo dei due headliner, i Cock Sparrer. Li conoscevo più che altro per fama e ho sperato invano di poter sentire dal vivo una loro canzone a cui sono molto affezionato ma che non è generalmente prevista nei loro concerti. Nonostante questo hanno dato vita ad un bellissimo live con un'ora abbondante di Oi! alla vecchia maniera e un batterista davvero entusiasmante (non che i suoi colleghi siano stati da meno, sia chiaro). Oltretutto mi hanno dato la possibilità di scoprire loro canzoni, magari anche famose, ma che prima non conoscevo come la bellissima "Because you're young" o "Argy Bargy".
Dopo un altro repentino cambio di strumentazione e la messa in scena dell'amplificatore di Lars con la scritta "lars" ricavata in "Marshall" (ma non del cartello "Armstrong Av" sopra la cassa di Tim... cazzo che dimenticanza!) spuntano i quattro ragazzi americani e subito parte lo show: si parte con la bellissima "Radio", seguita dall'altrettanto bella "Roots Radicals" con Branden Steineckert che si improvvisa scalatore e si arrampica sulla batteria per incitare il pubblico durante l'ultima strofa. La stessa scena mi pare si ripeta per altre 2 volte nei minuti successivi; non penso e non credo sia una novità nei concerti di questo tipo però vista in quel contesto la scena mi ha divertito un casino.
Si prosegue con l'autocelebrativa "Last One to Die" e si arriva al momento di Matt Freeman con "Journey to the End..." e "Maxwell Murder". Essendo un bassista (o meglio uno che suona col basso) ed essendo Matt per me una divinità non nego di essere venuto per vederlo e anche per sentirlo ma questo mio ultimo desiderio è stato esaudito solo in piccola parte. Infatti, non so ancora per quale motivo, Matt ha cantato da solista solo la strofa e i ritornelli previsti in "Rejected" tralasciando però pezzi epici come "Black & Blue" e "Tenderloin" (cito questi perchè non mancano MAI nelle loro scalette ma ce ne sarebbero molte altre con lui prima voce... ma niente). Dal canto suo Tim si distingue, oltre che per la barba (???), anche per le sue tipiche movenze che a mio parere nei loro live ci stanno benissimo, mentre Lars è quello che più di tutti e quattro interagisce col pubblico (veramente partecipe ed entusiasta) che riceve dallo stesso professor Frederiksen un bel 9 su 10 per il circle pit che prende vita nel corso di "It's Quite Alright". Dopo la pausa chiudono in bellezza due classici come "Time Bomb" e "Ruby Soho". Finita l'esibizione Tim scende verso la folla e riesco a dargli una manata sulla spalla e, come già fatto ben notare da chi mi ha preceduto nella recensione, Lars consegna le scalette solo alle tipe e non ai "collezionisti" come il sottoscritto. In compenso riesco a portarmi a casa il plettro mezzo sbiadito di Matt, anche se non quello effettivamente utilizzato da lui ma solo uno dei tanti che vengono tenuti da parte e lanciati a fine concerto al pubblico... ma va bene così!
Dopo il vuoto interiore lasciatomi dalla mancata occasione di vedere uno dei miei due gruppi preferiti quest'estate a Milano, per i motivi che ben sapete, decido di puntare alla trasferta, individuando nell'ultima data del tour inglese per i vent'anni della band quella più congeniale.
La sera del concerto le porte aprono alle 6.30 pm e l'ingresso nel teatro è piuttosto veloce. Il posto in questione è proprio bello, il più adatto per questo tipo di concerti soprattutto dal punto di vista delle dimensioni: al piano terra c'è la platea, molto vicina al palco e collegata ad un piano leggermente rialzato dove sono presenti due bar, un guardaroba e i banchetti del merchandising delle band; il tutto è sovrastato da una balconata con accesso riservato a pochi intimi. Biglietto a 30£ più prevendita e teatro pieno.
Alle 7.00 pm partono puntuali gli opener "The Uppercuts" con un breve ma interessante show di una trentina di minuti seguiti dai "The Warriors", vistosamente più in su con gli anni dei primi ma comunque anch'essi autori di una degna prova. Una cosa che mi ha assolutamente sorpreso è stata la fulminea velocità con cui, nel corso di tutta la serata, veniva smontato il palco di una band e preparato quello per il gruppo successivo: davvero notevole.
Si arriva così in breve tempo al primo dei due headliner, i Cock Sparrer. Li conoscevo più che altro per fama e ho sperato invano di poter sentire dal vivo una loro canzone a cui sono molto affezionato ma che non è generalmente prevista nei loro concerti. Nonostante questo hanno dato vita ad un bellissimo live con un'ora abbondante di Oi! alla vecchia maniera e un batterista davvero entusiasmante (non che i suoi colleghi siano stati da meno, sia chiaro). Oltretutto mi hanno dato la possibilità di scoprire loro canzoni, magari anche famose, ma che prima non conoscevo come la bellissima "Because you're young" o "Argy Bargy".
Dopo un altro repentino cambio di strumentazione e la messa in scena dell'amplificatore di Lars con la scritta "lars" ricavata in "Marshall" (ma non del cartello "Armstrong Av" sopra la cassa di Tim... cazzo che dimenticanza!) spuntano i quattro ragazzi americani e subito parte lo show: si parte con la bellissima "Radio", seguita dall'altrettanto bella "Roots Radicals" con Branden Steineckert che si improvvisa scalatore e si arrampica sulla batteria per incitare il pubblico durante l'ultima strofa. La stessa scena mi pare si ripeta per altre 2 volte nei minuti successivi; non penso e non credo sia una novità nei concerti di questo tipo però vista in quel contesto la scena mi ha divertito un casino.
Si prosegue con l'autocelebrativa "Last One to Die" e si arriva al momento di Matt Freeman con "Journey to the End..." e "Maxwell Murder". Essendo un bassista (o meglio uno che suona col basso) ed essendo Matt per me una divinità non nego di essere venuto per vederlo e anche per sentirlo ma questo mio ultimo desiderio è stato esaudito solo in piccola parte. Infatti, non so ancora per quale motivo, Matt ha cantato da solista solo la strofa e i ritornelli previsti in "Rejected" tralasciando però pezzi epici come "Black & Blue" e "Tenderloin" (cito questi perchè non mancano MAI nelle loro scalette ma ce ne sarebbero molte altre con lui prima voce... ma niente). Dal canto suo Tim si distingue, oltre che per la barba (???), anche per le sue tipiche movenze che a mio parere nei loro live ci stanno benissimo, mentre Lars è quello che più di tutti e quattro interagisce col pubblico (veramente partecipe ed entusiasta) che riceve dallo stesso professor Frederiksen un bel 9 su 10 per il circle pit che prende vita nel corso di "It's Quite Alright". Dopo la pausa chiudono in bellezza due classici come "Time Bomb" e "Ruby Soho". Finita l'esibizione Tim scende verso la folla e riesco a dargli una manata sulla spalla e, come già fatto ben notare da chi mi ha preceduto nella recensione, Lars consegna le scalette solo alle tipe e non ai "collezionisti" come il sottoscritto. In compenso riesco a portarmi a casa il plettro mezzo sbiadito di Matt, anche se non quello effettivamente utilizzato da lui ma solo uno dei tanti che vengono tenuti da parte e lanciati a fine concerto al pubblico... ma va bene così!
Di seguito pubblico l'elenco completa dei pezzi suonati, ricostruito tramite la pessima (ma utile) registrazione audio fatta col cellulare; unica nota: ero convinto che avessero suonato "The Wars End" ma nella registrazione non l'ho sentita... o me la sono persa o ho le allucinazioni.
...il plettrazzo... |
1. Radio
2. Roots Radicals
3. Last One to Die
4. Journey to the End of the East Bay
5. Maxwell Murder
6. The 11th Hour
7. Dead Bodies
8. The Way I Feel
9. Nihilism
10. Salvation
11. Bloodclot
12. Olympia WA
13. Listed M.I.A.
14. Old Friend
15. I Wanna Riot
16. Hooligans
17. Avenues & Alleyways
18. Rejected
19. St. Mary
20. It's Quite Alright
21. East Bay Night
22. Something in the World Today
23. Fall Back Down
24. Time Bomb
25. Ruby Soho
Grande! è vero non c'era il cartello Armstrong Av....chissà perchè...purtroppo niente wars end...se no piangevo...
RispondiElimina