Il nostro Maggiore Lupo si piglia un sacco bene con le nostre interviste e ci manda la sua recensione del nuovo lavoro dei Murderburgers che sinceramente non avevo ancora ascoltato - e mai e poi mai l'avrei fatto. Sbagliavo. Fosse stato un EP sarebbe stato una cazzo di cannonata sulle gengive.
Asian Man Records - 2016 |
2012: l'avevo lasciato acchiocciato in un oscuro vicolo, probabilmente disperato e con la testa stretta tra le braccia (a chi non è mai capitato?). A quattro anni di distanza lo ritrovo sempre nella medesima posizione, ma seduto in un cerchio di sedie di una fantomatica terapia di gruppo. Sto parlando di Fraser, cantante/chitarrista/zucca pensante degli scozzesi Murderburgers, arrivati al traguardo del quinto full-lenght di studio. Tra l'altro mi accorgo che è la prima volta che parlo di un gruppo straniero, nonostante il mio bagaglio ignorant-musicale sia abbastanza eterogeneo: sarà perchè seguo i Burgers con estremo interesse sin dagli inizi, o forse perchè con Fraser condivido un'insensata passione per l'alcol ed il fatto che entrambi parliamo un idioma di difficile comprensione. In ogni caso, dall'iniziale pop-punk rabbioso e scanzonato dei primi tre lavori si passa al punkrock meno veloce ma molto più introspettivo di "These Are Only Problems...".
Questa svolta viene rimarcata nell'ultimo lavoro, le canzoni in genere non sono velocissime e rispetto ai precedenti CD strizzano anche l'occhio all'orgcore d'oltreoceano. Dodici episodi, come ricordato nell'insano titolo, che raccontano di malessere esistenziale e disagio, di ospedali e battaglie perse in partenza. Il cantastorie Fraser ci è rimasto sotto, è soppravvissuto e ora si lecca le ferite come un cane bastonato. Ne esce un album che non risulta immediato all'ascolto ma che a tempo debito mostra con efficacia tutte le proprie caratteristiche peculiari. Brani ponderati e molto pesi, che fanno rimpiangere la spensieratezza dei lavori precedenti: i Murderburgers dell'anno di grazia 2016 ricordano musicalmente un mix tra Alkaline Trio e Lawrence Arms dei bei tempi andati (e giustamente l'album è licenziato anche dalla Asian Man), con -forse- anche una spolveratina di Banner Pilot.
A questo punto, se rispettassi il manuale, dovrei citare alcuni brani meritevoli che hanno saputo catturare la mia attenzione per più 2 secondi (tempo standard per bere uno shottino di Ciemme): la verità è che non ne trovo, stranamente aggiungo, e le canzoni mi sembrano tutte sulla stessa falsariga. E di ciò non mi lamento.
Mi autosmentisco in tempo record e metto in nomination "8am Headlights" soprattutto per il coro alla fine della prima strofa e la conclusiva "My Staple Diet Of Rice, Vitamins & Painkillers" che parla stranamente di ciò che c'e' scritto nel titolo e per l'accoppiamento "freezing cold". Il trio, formato da Fraser e due menestrelli più o meno a caso, gira spesso il globo in tour "giusto per rimanere poveri" (cit. bandcamp): mi auguro che anche quest'anno, anzi più probabilmente il prossimo a questo punto, passino per questo squallido Paese, così qualche carogna infame può sfondargli il furgone e fottersi strumentazione e quant'altro. Rammy hard!!!
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