E quando li ritiri fuori, soffi via la polvere e li metti su, di quell'entusiasmo resta solo un velo di nostalgia per quel periodo e per ciò che avrebbero potuto essere: ecco, per me quel gruppo sono stati i Towers Of London, rapida e brillante meteora rock n’roll.
Li ho sentiti per la prima volta dal vivo al Rock In Idro del 2006, nel periodo in cui la band era al top della forma e della fama, e quando chiusero il loro set pomeridiano con una cover selvaggia di “Free Bird” mi avevano già conquistato.
Guidati dai fratelli Donny e Dirk Tourette, i TOL sembravano essere esattamente quello che ci voleva: il loro motto? “Drink, Fight & Fuck!”
Il loro glam punk rozzo e sboccato era una vera boccata d’aria fresca nel desolante panorama rock mainstream: la scena indie, che andava per la maggiore, mi sembrava esattamente equivalente alla new wave degli anni ’80: per niente minacciosa, fin troppo commerciale ed eccessivamente pop.
Quanto alle scene più o meno underground, mi erano per lo più sconosciute o erano rassegnate al revival e alla nicchia: i Towers invece ambivano a riportare il rock n’roll duro e oltraggioso in primo piano.
Nati nel 2004, già l’anno dopo, ancora prima di far uscire il loro album di debutto, avevano suonato al Download e a Reading, erano stati banditi dal primo per essersi picchiati con un’altra band e Donny era anche stato condannato in tribunale per i danni provocati durante uno show a Cambridge.
Fin troppo fedeli al proprio motto, i Towers infatti facevano parlare di sé tanto per la musica quanto, se non di più, per le risse in cui si gettavano gioiosamente ad ogni occasione
Ciò nonostante, o forse anche grazie a questo, il loro successo cresceva e nel giugno 2006 fecero uscire l'album di debutto “Blood, Sweat & Towers”, poi aprirono per i nuovi Guns e tornarono a Reading, sul palco principale.
L’album, che comprai subito, mi lasciò però perplesso: metà dei pezzi, compresi i singoli, erano incendiari anthem glam punk; gli altri invece inaspettatamente suonavano molto più mainstream, più “brit”. Ho scoperto solo molto tempo dopo che i primi insospettabili idoli dei due Tourette erano stati altri due fratelli: ovvero Noel e Liam Gallagher.
Comunque entusiasta, comprai pure tutti i singoli, anche perché contenevano b-side molto fighe e decisamente rock n’roll, tranne la lenta ma molto bella “Satellite Song”, strana canzone un po’ psichedelica la cui dolcezza mi lasciò di stucco, vista la provenienza.
Nel frattempo però la band cominciava a perdere il controllo: convinti di manipolare i media e in realtà abilmente sfruttati da questi, i Towers cercavano continuamente di dare scandalo e finivano spesso per risultare ridicoli, come nella famigerata e breve partecipazione di Donny al Celebrity Big Brother del 2007.
Per di più la loro predisposizione alla violenza, alimentata da un sacco di alcol e coca, finì per rivolgerli l’uno contro l’altro e quell'estate Snell e The Rev, batterista e chitarrista solista, mollarono i due fratellini sempre più psicotici.
I TOL, la cui fama cominciò a diminuire a una rapidità spaventosa, reclutarono due sconosciuti in sostituzione e nel 2008 fecero uscire “Fizzy Pop”, un mediocre album di indie/alternative che vendette poco e venne apprezzato ancor meno.
La storia della band sembrava decisamente finita, ma il destino mi riservava un inaspettato epilogo: il 22 gennaio del 2009 suonarono a Torino, all’Hiroshima Mon Amour.
Complice l’assoluta mancanza di promozione da parte del locale- non c’era una locandina del concerto nemmeno all’ingresso!- eravamo in non più di venti a sentirli e massimo dieci sotto al palco, ma la band ci regalò un concerto devastante, come se stessero suonando davanti a un’arena.
Suonarono anche dei nuovi pezzi belli tosti e, quando finito il concerto uscirono a fumare e scambiare due parole con noi, ci dissero che presto avrebbero registrato il terzo album in America.
Tutto quello che però uscì qualche mese dopo furono alcune demo e il video dell’inedito “Presidents”.
Da lì in poi della band si è persa ogni traccia.
I Towers si sono bruciati rapidamente, traditi dalla troppa sicurezza in se stessi e sul loro talento musicale dalla convinzione di poter manipolare i media che invece li hanno masticati e poi sputati.
Detto questo gli va riconosciuto il merito di aver praticato con convinzione l’oltraggiosità punk e l’edonismo del glam per cercare di far riconquistare al rock duro e oltraggioso uno spazio in primo piano, alla pari coi gruppi commerciali, senza rimanere chiusi nell'ambito di una determinata scena underground.
Chissà, forse resteranno per sempre una meteora, destinati a essere ascoltati solo da una sempre più piccola nicchia di persone, o forse un giorno, proprio come certi vestiti, qualcuno li farà tornare di moda.
Io, in ogni caso, continuo ad ascoltarli e a conservare con cura tutti i loro dischi.
Gran gruppo!
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