Siccome il set – acustico (o presunto tale) di Miss Chain & Broken Heels al Libra domenica sera non ci è bastato, decidiamo che è bene seguirli anche in quel dell’Edoné di Bergamo; questa volta l’orario-aperitivo è ormai trascorso, pertanto possiamo dedicarci al concerto senza essere continuamente distratti dall’incombente presenza del cibo, al quale spesso è impossibile rinunciare.
Si comincia una decina di minuti prima della fine di Juve-Chelsea, trasmessa sugli schermi del locale (sì, agli ultimi dieci minuti di una partita ormai chiusa possiamo rinunciare) e beh, che ve lo dico a fare? Tutti conoscono MissChain e i suoi, tutti sanno che musica fanno e tutti sanno che sono bravi e si divertono e fanno divertire e lo vedevo che la gente faceva fatica a stare ferma anche se è un freddo martedì sera di novembre a Bergamo e non un party sulle spiagge della California. Ma almeno per mezz’ora i nostri riescono a farci credere il contrario; insomma loro sono bravi, hanno le melodie e i coretti che personalmente adoro e hanno pure la voce femminile (sì ho un debole anche per le voci femminili, ma poi lei è una spanna sopra).
Conclusi questi sperticati elogi passiamo alla portata principale della serata; sì perché anche se principalmente eravamo qui per Miss Chain, la verità è che stasera il “main event” è un altro, il concerto dei Japanther, che passano da Bergamo per la loro unica data italiana. Ma chi sono i Japanther? Non lo sapevo prima di stasera, ma è proprio quando non ti aspetti nulla da un concerto che accadono le cose migliori.
Quando al posto dei microfoni, sulle aste dei nostri eroi compaiono due cornette del telefono, capisco immediatamente che ci sarà da divertirsi. I Japanther sono un duo, basso e batteria largamente supportati dall’uso di suoni campionati.
Ma che cosa fanno i Japanther? Punk rock, fondamentalmente, ma una definizione non è mai stata riduttiva come in questo caso; si sente chiaramente che amano i Ramones ma non basta: ci sono delle melodie new wave (qualcosa che mi ha ricordato i Cure), delle accelerazioni hardcore e persino qualche intermezzo hip-hop.
E se questo non bastasse, i due non sembrerebbero totalmente “registrati”: il batterista prima ancora di iniziare è rimasto in boxer, mostrando fieramente il suo “fisico bestiale” (dalla regia ci assicurano peraltro che il soggetto emanava odori tutt’altro che rassicuranti); questo, unito alle facce assurde e trasognate che non smetterà di fare per tutta la durata del concerto, all’incredibile quantità di sudore emanato e poi anche lanciato con affetto verso il pubblico, me lo fanno subito apprezzare.
Oltre a tutto questo contorno, c’è anche la sostanza. Le canzoni sono apprezzabilissime e il pubblico risponde con un certo entusiasmo; il locale è pieno (ok, la sala concerti è piccola ma comunque di gente ce n’era), qualcuno conosce le canzoni e verso la fine si accende anche un piccolo pogo animato da alcuni baldi giovani nelle prime file.
Prestazione convincente, breve ma intensa come ogni vero concerto punk rock dovrebbe essere.
Grande soddisfazione e sorrisi ebeti sui nostri volti e grossi applausi per tutti e mi sento di dire soprattutto per l’Edoné che ha ospitato la faccenda (si entrava gratis, tra l’altro) e chi organizza queste figate!
grande serata !
RispondiEliminama non voglio ci voglio credere che hanno iniziato così tardi per sto fottuto pallone !!
pablo