Drag City - 2009 |
Razzo puntato, pronti...Fuoco!
Nel corso degli anni tutti hanno fatto a gara per scovare le influenze e gli anticipatori del punk (riassunti con l'orrido termine protopunk) aldilà della sacra triade Stooges - MC5 - New York Dolls: il più delle volte alla fine si tratta di etichette applicate in modo piuttosto arbitrario e discutibile, ogni tanto però ci azzeccano. Ed è stato questo il caso dei Death, band garage di Detroit (e dove se no?), la cui vicenda è emblematica di tutte quelle dei precursori dimenticati dei generi musicali.
I Death erano i tre fratelli neri Bobby, Dennis e David Hackney, rispettivamente basso/voce, batteria e chitarra, che nel 1971, giovanissimi, fondarono il gruppo per suonare rythm and blues.
Nel 1973, dopo aver assistito a un concerto di Alice Cooper, passarono alla musica rock e nel 1974 la Columbia Records cominciò a finanziare la registrazione di "...For The Whole World To See", per poi però abbandonare la band a se stessa con solo 7 delle 12 canzoni previste registrate.
I tre fecero quindi uscire in 500 copie il singolo "Politicians In My Eyes/ Keep On Knocking"per la loro etichetta, la Tryangle, e infine si sciolsero, almeno come Death, nel 1977.
Cambiato il nome fecero un infruttuoso tentativo come gruppo gospel nei primi anni '80, poi i fratelli si separarono: Bobby e Dennis andarono in Wisconsin e passarono al reggae, mentre David rimase a Detroit, dove morì nel 2000.
Un crescente interesse per la band, nato soprattutto grazie a Internet, ha portato alla fine all'uscita dell'album nel 2009 per la Drag City.
I tre suonavano un garage crudo e semplice che, pur mostrando ancora una matrice rock anni '70, conteneva già tutti i semi del punk, a partire dalle chitarre sature di distorsione.
L'album si apre con Keep On Knocking, pezzo energico, in cui la parte ritmica sarebbe potuta stare sul primo disco di Joey e soci, mentre gli assoli brevi e veloci anticipavano i Dead Boys ancora di là da venire.
Si prosegue con Rock N' Roll Victim, il cui riff sporco ed essenziale, le pause improvvise degli strumenti e la voce roca e gridata rimandano alla mente altri punk neri di molti anni dopo.
Let The World Turn è la traccia più atipica e anacronistica dell'album, un lento dal vago sapore psichedelico di quasi sei minuti.
Perfetta tempistica punk invece, coi suoi 2:24, per You're A Prisoner, trainato da un riff ossessivo culminante in un ritornello che è puro hardcore.
Freaking Out alterna una strofa giocata su pochissimi accordi con un ritornello in cui la voce suona come una versione disturbata - per davvero - di Johnny Rotten.
Where Do We Go From Here invece suona curiosamente a cavallo tra il rock psichedelico/prog che aveva dominato gli anni precedenti e il punk rock che stava per arrivare.
L'album si chiude con Politicians In My Eyes, in cui un basso dinamico si sposa perfettamente con gli ottavi serrati di batteria e i riff minimali di chitarra. La voce nella strofa accentua il suo tono nasale per ottenere una sfumatura di derisione e disgusto, per poi tornare sul melodico nel ritornello.
I testi - ma già basterebbero i titoli- mostrano una politicizzazione arrabbiata che li avrebbe fatti spopolare se avessero fatto parte della prima scena punk inglese.
I testi - ma già basterebbero i titoli- mostrano una politicizzazione arrabbiata che li avrebbe fatti spopolare se avessero fatto parte della prima scena punk inglese.
"...For The Whole World To See" passa la prova del tempo a pieni voti, tanto per il suo valore artistico quanto per quello storico.
L'album lo scaricate qui.
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