Uno svogliato "prima e dopo" del Molosiglio |
Ciao sono il Soldato Ballantine's. Quando la Caserma ha ritenuto di usufruire dei miei servizi da inviato oltre la linea del fronte, a Napoli, ho accettato. Ognuno deve fare la sua parte in questa sporca guerra. Partiamo allora!
Vivendo in un luogo semidevastato da quella piaga che noi chiamiamo "l'essere lontani da ogni cosa interessante", le truppe locali di fruitori di musica punk hanno imparato col tempo a usare ogni artificio, a mettere in campo ogni mezzo per rimanere in vita. E devo dire che i risultati sono stupefacenti (e non lo dico perchè tra quelle truppe ci sono anche io).
In pratica nasce così il Molosiglio. Una serie di concerti che si tengono su un molo, il Molosiglio appunto, proteso nelle acque del golfo che tanto amate, sotto un romantico faro, il mare che ti circonda, la luna, vista mozzafiato, drink buoni ed economici, la scogliera dove ci si può appartare o si può cadere e battere la testa. Chi c'è stato, o ci ha suonato non lo dimenticherà mai.
Sabato scorso in cartellone c'erano i The Vile da Nottingham. Ora, premetto un paio di cose: la prima è che io non sono proprio un grande amante del genere, la seconda è che non li conoscevo prima. Però stiamo sempre parlando di gente che suona nei Discharge e nei Varukers, insomma la storia del punk hardcore targato UK, sviluppatosi come seconda ondata punk nei primi anni '80.
Quindi pieni di speranze si prepara tutto per la grande serata. Ad aprire ci saranno gli Z.A.T. di Eboli e gli Hellbreath di Roma. Ci si aspetta una bella affluenza.
Redigere un’attenta sintesi di ciò che è una serata al Molosiglio, quando ne sei dentro con tutte le scarpe e conosci chi sta al bar, diventa molto difficile. Diciamo che non ho proprio la stoffa del giornalista con il taccuino e il registratore nascosto nelle mutande. Ma ci ho provato.
Innanzitutto mi perdo gli Z.A.T (non male come inizio in Caserma). Loro mi scuseranno, sono bravi e andate ad ascoltarli. Il problema è che uno stronzo ha parcheggiato la macchina dietro la mia e ho impiegato un’ora per comprare le sigarette. Ma questa è Napoli, mica cazzi.
Arrivo in tempo, trafelato, per scoprire che durante la mia assenza il Molosiglio si è riempito non poco; tanti ragazzi giovani, e questo è raro. Scopro inoltre che il bar sta sfornando Gin Tonic e Cuba Libre a manetta e che gli HellBreath stanno per cominciare. Mi faccio preparare una fresca bevanda inebriante e non ho neanche il tempo di fare un primo sorso rigenerante che partono gli HellBreath. Una furia divina si abbatte sul pubblico. Due chitarre, basso e batteria, cantante man of the match. Tecnica, cattiveria, e un bel tocco di Satana. Trenta minuti senza sosta di Anarcho-Trash-Crust, (li sto buttando a caso) conditi da una cover perfetta di "Protest and Survive” dei Discharge. Meglio di così...?!
A questo punto la serata è decollata. Intorno a me solo sorrisi soddisfatti, vociare entusiasta, bar preso d'assalto e ancora gente che si accalca sotto le gradinate ai piedi del faro, per gustarsi l’ultimo concerto, quello più atteso.
I The Vile mettono subito le cose in chiaro: avete voluto la bicicletta…e mo so cazzi vostri! Stiamo parlando di un gruppo che nel 2015 non ha niente di “nuovo” da dire, nel mondo del punk hardcore, ma è sempre una delizia assistere a un concerto così, quando davanti a te hai qualcuno che fa le cose come si deve e si dovrebbe sempre fare. I nostri non più giovanissimi bombardieri inglesi abbracciano la causa e gasati al massimo picchiano come dannati già dal primo pezzo. Batteria incalzante, senza sbavatura alcuna. Rat, la star della serata, subito diventato il beniamino del pubblico, con la sua voce sbaraglia le milizie avversarie, cavalca i decibel e diventa un moderno Masaniello, aizzando i napoletani verso un tumultuoso concerto di un’oretta scarsa. Zero pause concesse, neanche per pisciare (e Rat ne aveva bisogno), zero ritardi, ciò che va fatto andrà fatto e per una volta Napoli mi sembra la Svizzera.
“Ciò che va fatto andrà fatto”, potrebbe diventare il motto dell’organizzazione che c’è alle spalle del Molosiglio. Dimenticate i palchi immensi, dimenticate i concertoni con 10 paganti, dimenticate i biglietti in prevendita a 20 euro.
Le cose si fanno e bene, quando le fai come reputi che sia più giusto. E alla fine te ne torni a casa, nel mio caso devastato dai beveraggi, contento e illudendoti che finalmente la guerra contro l’isolamento geografico e tutte le difficoltà nell'organizzare un gran bel concerto è finita e vinta.
Vivendo in un luogo semidevastato da quella piaga che noi chiamiamo "l'essere lontani da ogni cosa interessante", le truppe locali di fruitori di musica punk hanno imparato col tempo a usare ogni artificio, a mettere in campo ogni mezzo per rimanere in vita. E devo dire che i risultati sono stupefacenti (e non lo dico perchè tra quelle truppe ci sono anche io).
In pratica nasce così il Molosiglio. Una serie di concerti che si tengono su un molo, il Molosiglio appunto, proteso nelle acque del golfo che tanto amate, sotto un romantico faro, il mare che ti circonda, la luna, vista mozzafiato, drink buoni ed economici, la scogliera dove ci si può appartare o si può cadere e battere la testa. Chi c'è stato, o ci ha suonato non lo dimenticherà mai.
Sabato scorso in cartellone c'erano i The Vile da Nottingham. Ora, premetto un paio di cose: la prima è che io non sono proprio un grande amante del genere, la seconda è che non li conoscevo prima. Però stiamo sempre parlando di gente che suona nei Discharge e nei Varukers, insomma la storia del punk hardcore targato UK, sviluppatosi come seconda ondata punk nei primi anni '80.
Quindi pieni di speranze si prepara tutto per la grande serata. Ad aprire ci saranno gli Z.A.T. di Eboli e gli Hellbreath di Roma. Ci si aspetta una bella affluenza.
Redigere un’attenta sintesi di ciò che è una serata al Molosiglio, quando ne sei dentro con tutte le scarpe e conosci chi sta al bar, diventa molto difficile. Diciamo che non ho proprio la stoffa del giornalista con il taccuino e il registratore nascosto nelle mutande. Ma ci ho provato.
Innanzitutto mi perdo gli Z.A.T (non male come inizio in Caserma). Loro mi scuseranno, sono bravi e andate ad ascoltarli. Il problema è che uno stronzo ha parcheggiato la macchina dietro la mia e ho impiegato un’ora per comprare le sigarette. Ma questa è Napoli, mica cazzi.
Arrivo in tempo, trafelato, per scoprire che durante la mia assenza il Molosiglio si è riempito non poco; tanti ragazzi giovani, e questo è raro. Scopro inoltre che il bar sta sfornando Gin Tonic e Cuba Libre a manetta e che gli HellBreath stanno per cominciare. Mi faccio preparare una fresca bevanda inebriante e non ho neanche il tempo di fare un primo sorso rigenerante che partono gli HellBreath. Una furia divina si abbatte sul pubblico. Due chitarre, basso e batteria, cantante man of the match. Tecnica, cattiveria, e un bel tocco di Satana. Trenta minuti senza sosta di Anarcho-Trash-Crust, (li sto buttando a caso) conditi da una cover perfetta di "Protest and Survive” dei Discharge. Meglio di così...?!
A questo punto la serata è decollata. Intorno a me solo sorrisi soddisfatti, vociare entusiasta, bar preso d'assalto e ancora gente che si accalca sotto le gradinate ai piedi del faro, per gustarsi l’ultimo concerto, quello più atteso.
I The Vile mettono subito le cose in chiaro: avete voluto la bicicletta…e mo so cazzi vostri! Stiamo parlando di un gruppo che nel 2015 non ha niente di “nuovo” da dire, nel mondo del punk hardcore, ma è sempre una delizia assistere a un concerto così, quando davanti a te hai qualcuno che fa le cose come si deve e si dovrebbe sempre fare. I nostri non più giovanissimi bombardieri inglesi abbracciano la causa e gasati al massimo picchiano come dannati già dal primo pezzo. Batteria incalzante, senza sbavatura alcuna. Rat, la star della serata, subito diventato il beniamino del pubblico, con la sua voce sbaraglia le milizie avversarie, cavalca i decibel e diventa un moderno Masaniello, aizzando i napoletani verso un tumultuoso concerto di un’oretta scarsa. Zero pause concesse, neanche per pisciare (e Rat ne aveva bisogno), zero ritardi, ciò che va fatto andrà fatto e per una volta Napoli mi sembra la Svizzera.
“Ciò che va fatto andrà fatto”, potrebbe diventare il motto dell’organizzazione che c’è alle spalle del Molosiglio. Dimenticate i palchi immensi, dimenticate i concertoni con 10 paganti, dimenticate i biglietti in prevendita a 20 euro.
Le cose si fanno e bene, quando le fai come reputi che sia più giusto. E alla fine te ne torni a casa, nel mio caso devastato dai beveraggi, contento e illudendoti che finalmente la guerra contro l’isolamento geografico e tutte le difficoltà nell'organizzare un gran bel concerto è finita e vinta.
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