La caserma è davvero orgogliosa di aver dato la possibilità al buon Matteo "Panz" di vedersi un bel concerto. Ed il buon Matteo si è meritato un posto d'onore nella nostra camerata SNAFU grazie alla puntualità con cui ci manda il report 2.0....ottimo lavoro soldato, grazie di aver contribuito ai contenuti del Blog e non perdere l'abitudine se no sono 100 flessioni!
E un ringraziamento a Live Nation per averci coinvolti in tutto ciò...
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Foto DIY a cura di Guido, altro vincitore del contest |
Devo dire che arrivo a questo concerto piuttosto impreparato: fino a un mesetto fa non conoscevo la band in questione e sono qui solo perché ho vinto un biglietto grazie al contest promosso da SNAFU… Ad ogni modo, quello che dei Royal Republic ho potuto sentire su internet mi è piaciuto, quindi sono ottimista.
La mia impreparazione è tale che solo una ventina di minuti prima di arrivare al Tunnel scopro della presenza di un gruppo spalla, e solo venti minuti più tardi verrò a sapere che si chiamano KOPEK; sono in 3 e sono irlandesi, mi sono totalmente ignoti ma nonostante il pubblico sia ancora piuttosto scarsino, le prime file sono occupate da una quindicina di persone. Purtroppo l’ottimismo che mi contraddistingue sempre si spegne dopo una manciata di minuti: il gruppo propone (o meglio dovrei dire propina) un rock alternativo di quel tipo che tanto alternativo poi non è. Per intenderci, penso subito ai Nickelback et similia (leggo or ora su wikipedia che i manager delle due band sono guarda caso i medesimi…), e la conseguenza è che nessuna delle canzoni mi può piacere; è un genere che mi irrita nella stragrande maggioranza dei casi, e i Kopek non fanno eccezione, nonostante la buona volontà (la mia, perché cerco sempre di dare una chance ad ogni band). L’unica canzone piacevole è quella che chiude l’esibizione, che per fortuna è piuttosto breve e quindi tutto sommato indolore. Altri sembrano apprezzare, e in fondo certamente i tre sanno suonare bene, semplicemente non fa per me.
Le sorti di questa serata saranno risollevate pienamente dai Royal Republic, quattro aitanti giovanotti svedesi, la cui presenza fisica giustifica il buon numero di donne presenti; il pubblico nel frattempo è aumentato (si fa per dire, il locale rimane comunque semivuoto), e sin da subito si dimostra pienamente partecipe.
I RR partono subito forte col loro rock’n’roll che si ispira chiaramente alle band che provengono come loro da luoghi freddi, desolati e noiosi: meno “pettinati” degli Hives e più “patinati” dei Turbonegro; il riferimento più evidente restano probabilmente i Danko Jones. Ad ogni modo, questo è un genere che ci piace; per di più i quattro sanno tenere benissimo il palco, sono carichi a mille e propongono uno show di livello pescando dai due album pubblicati e proponendo ovviamente tutti singoloni (Full steam spacemachine, Tommy Gun, Underwear, Astronaut). Il loro miglior pregio è certamente quello di non prendersi sul serio, e questo rende piacevoli anche i numerosi momenti di cazzeggio tra una canzone e l’altra; a un certo punto compaiono le chitarre acustiche, e penso che sia giunto il momento per una qualche ballad strappalacrime; niente di più sbagliato, anzi è probabilmente questo l’apice del concerto: il cantante invita i presenti a trovarsi un partner per ballare e di fronte alla versione acustica di “Walkin’ down the line” praticamente più nessuno riesce a stare fermo. Anche “Addictive”, altro singolo dei Royal, è proposto in una nuova veste folk/country (“freaky acoustic version”, per citare la presentazione della band stessa) che spezza la monotonia ma non certo il clima di festa che si è creato. Dopodiché non c’è più un momento di pausa, tornano le chitarre elettriche e si tira dritti fino alla fine con “Make love not War”, “Astronaut ” e una cover degli X (non quelli di Los Angeles, ma una band australiana) “I don’t wanna go out”.
Me ne torno a casa soddisfattissimo e piacevolmente sorpreso da uno show che è andato ben oltre ogni più rosea aspettativa. Grazie SNAFU per l’opportunità di essermeli visti a gratis!