Si è conclusa col sesto numero la miniserie Legion75 della Star
Comics, il cui primo numero avevo recensito qui. Ho quindi la possibilità di tirare le somme e fare una retrospettiva.
Prima di tutto però ricapitoliamo la trama per chi se la fosse persa: Legion75 è composto da due filoni paralleli, che cominciano entrambi a
Londra, uno nel 1974 e uno nel 1984. Il primo segue la corsa contro il tempo dello
spietato e traumatizzato agente segreto Byron contro
il folle piano apocalittico ordito dalla sua nemesi, lo scienziato pazzo Caliban: liberare nel mondo una stirpe di micidiali creature mutanti che provocheranno l'estinzione della razza umana. Il secondo invece è incentrato
su l’Uomo Senza Nome, uno degli ultimi umani, alla ricerca di un'altra sopravvissuta e della propria identità.
Partiamo dalla storia: l'idea è carina, da un lato una rivisitazione della classica lotta contro i piani apocalittici di un pazzo geniale, un po' alla James Bond, anche se a tinte molto più cupe, e dall'altro la classica avventura di sopravvivenza.
La scelta di sviluppare parallelamente due filoni è di per sé piuttosto interessante, ma avrebbe necessitato di molto più spazio: dividere soli sei numeri ulteriormente ha finito per comprimere troppo lo svolgimento della trama.
Per quanto riguarda i due protagonisti sono ben caratterizzati: in Byron la psicosi sanguinaria e il desiderio di vendetta creano un contrasto stridente e avvincente con il suo ruolo di eroe e l’Uomo Senza Nome si presta bene al suo ruolo di sopravvissuto.
Il cattivo principale, Caliban, invece è il solito scienziato pazzo stereotipato e non è molto interessante. Lo stesso vale per molti dei personaggi secondari.
La variegata carrellata di mostri nel complesso funziona; si va da quelli affascinanti e ben studiati ad altri dozzinali, passando per tutta la gamma intermedia.
Sul disegno infine, riconfermo il giudizio dato già al primo numero: ottimi quelli del filone Uomo Senza Nome, approssimativi quelli di Byron.
Menzione d’onore per le citazioni rock presenti nel testo
che nei titoli, un tocco di classe assolutamente apprezzato; menzione invece negativa per la cadenza bimestrale, che
continuo a pensare vada a detrimento dell’affetto e dell’interesse dei lettori.
In definitiva, la Star Comics ha sfornato un altro buon prodotto e riconferma ancora una volta i suoi sforzi per mantenere vivo e vegeto il fumetto italiano.
Tuttavia potrebbe investire di più, in termini di durata, su queste miniserie : le serie a finale programmato hanno una dimensione letteraria molto interessante, però almeno la soglia dei dieci numeri andrebbe superata.
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