Bad Afro Records - 2016 |
Il sempre più barbuto Lorenzo Woodrose torna a spalancare le porte della mente con i suoi Baby Woodrose, che pubblicano "Freedom" per la fidata Bad Afro Records, a ben quattro anni di distanza da "Third Eye Surgery", album valido ma impreciso. La band danese questo giro corregge il tiro e torna ai fasti lisergici del capolavoro "Chasing Rainbows", ma con un sound corrosivo che sporca di garage i viaggi del rock acido. "Freedom" è un trip hard pysch tra distorsioni sature, melodie ipnotiche e atmosfere astrali immerse nel riverbero. Il risultato è graffiante, con momenti che si spingono nella dissonanza stridente come nell'assolo dell'opener Reality o nell'allucinata red The Sign Post. Mentre Mind Control Machine è hard space rock di pura scuola Hawkwind. Serpeggia una vena di inquietudine al di sotto della ricerca di visioni, che emerge nel finale della orientaleggiante "Termination". Non mancano comunque momenti più rilassati come Open Doors, che sembra uscita dritta dagli anni '60 raccolti nei solchi della celebre raccolta "Nuggets", o come le melodie cristalline di "Mantra". Il brano nettamente migliore è però il singolo "21st Century Slave", la perla dell'album: un volo extracorporeo dove si incrociano fluide melodie acide col ronzio aspro del fuzz.
"Freedom" è in definitiva un gran bel disco, degno di un posto tra i migliori nel repertorio della band, che spicca di più soprattutto nel suo complesso. Un segno tangibile che nuova linfa e nuova energia animano la allucinata rosa di Lorenzo. Che, se doveste avere occasione, vi consiglio vivamente di cogliere dal vivo: posso testimoniare che in concerto sono sorprendenti.
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