lunedì 1 luglio 2013

Live Report: Bon Jovi @ San Siro


Unica data italiana per la rockstar del New Jersey che dopo tanti anni finalmente torna a Milano per il Because We Can Tour. Era un sacco che aspettavo Bon Jovi e sono gasatissimo per questa data...quale location migliore di San Siro per un bel concertone tamarro?! Già mi vedo sugli spalti a ballare al ritmo di rock cafone, tastierone a palla, bandana in testa, circondato da signore di mezz'età in estasi...ma partiamo con calma.
Facciamo il nostro ingresso in Curva Sud circa un quarto d'ora prima che Bon Jovi salga sul palco, lo stadio si sta ancora riempiendo e subito mi salta agli occhi il palco, gigantesco, sovrastato dalla carrozzeria di un enorme Cadillac, tre maxischermi e un tripudio di luci colorate...spettacolo!


Alle 20.30 in punto, tra il boato del pubblico, la band sale sul palco. Jon Bon Jovi è bellissimo, in formissima, la sua chioma bionda è inossidabile e con il suo sorriso smagliante illumina tutto lo stadio. Si inizia con That's What The Water Made Me e sul palco ci sono gli eterni Tico Torres (batteria) e David Bryan (tastiere) mentre è assente annunciato (purtroppo) Richie Sambora, elemento fondamentale nella band, ma spesso in contrapposizione con Jon...che proprio a causa dell'ennesima lite tra primedonne ha deciso di abbandonare il tour...sarà degnamente sostituito da Phil X e infine Hugh Mc Donald al basso e Bobby Bandiera alla chitarra ritmica. Il secondo pezzo è un tuffo negli anni '80: You Give Love a Bad Name lo stadio esplode e la band suona alla grande. Seguono Rase Your Hands che coinvolge tutto il pubblico e Runaway con l'epica intro di tastiere. 
Dopo Lost Highway si prosegue con i pezzoni e Born To be My Baby e It's My Life fanno cantare e ballare tutto il pubblico. Spettacolo assicurato! Jon si prende una pausa, ringrazia il numeroso pubblico, ricorda che è appena uscito il loro nuovo album What About Now e annuncia il prossimo pezzo : Because We Can (singolo estratto). Appena la band attacca, su tutti e tre gli anelli del settore rosso e parte delle curve si alza una coreografia spettacolare, degna delle migliori notti di Champions, che recita: BON JOVI FOREVER.

Jon urla "Wait!" stoppa il pezzo e si ferma ad ammirare estasiato lo spettacolo, nonostante sia un frontman abituato a riempire gli stadi è visibilmente emozionato e a fine pezzo, mano sul cuore, ammetterà: "You're making me cry like a little girl."
Ritrovata la concentrazione, la band prosegue con un blocco di pezzi più "moderni" What About Now, We Got It Goin On, Keep The Faith e poi Amen e In These Arms creando un atmosfera più dolce ed ispirata. Seguono Captain Crash And The Beauty Queen From Mars, la bellissima We Weren't Born To Follow e How Says You Can't Go Home. A chiudere la prima parte dello show Rocking All Over The World (cover di John Fogerty) ballata da tutti, I'll Sleep When I'm Dead e il classicone Bad Medicine che manda il pubblico in delirio. 
Dopo una breve pausa i motori della Cadillac riprendono a rombare e i Bon Jovi tornano sul palco. La band propone un bis lungo composto da 7 pezzi: si inizia con Dry County ballatona malinconica con un grande David Bryan alle tastiere, poi Someday I'll Be Saturday Night, e per finire il tris di ballatone Love's The Only Rule. E' tempo di calare gli assi nella manica e dopo una bellissima Wanted Dead Or Alive (e una Undivided un po' inutile) Phil X fa esplodere gli accordi di Have a Nice Day e tutti si gasano un sacco. Jon si prendere una pausa, rinnova i ringraziamenti a tutti, imbraccia la chitarra e canta in acustico la strofa iniziale di Livin' On A Prayer. Brividi. Tutto lo stadio canta e poi inizia il celeberrimo riff con il talkbox di quello che è probabilmente il pezzo più atteso! Esecuzione spettacolare con il pubblico che aiuta Jon sulle note più alte e la band si ritira di nuovo dietro le quinte.


Siamo agli sgoccioli, la band ci regala un tris emozionante con Never Say Goodbye suonata in acustico da Jon, Always e These Days. A questo punto il concerto sarebbe finito, ma il calore della folla è tale che Jon non riesce ad abbandonare il palco e, scegliendo tra i cartelloni scritti dai fan, decide di lasciarci con This Ain't a love Song. Usciamo dallo stadio dopo 3 ore e un quarto di concerto spettacolare.

We're still livin' on a prayer!

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