Ascolto gli scoto-canadesi Real McKenzies da parecchi anni e
anche se non mi considero un appassionato – ho tre album su un totale di undici
– ho sempre apprezzato il loro celtic punk. Non ho voluto perdere quindi l’occasione
di vederli dal vivo al Magnolia, tanto più gratuitamente.
Arrivo qualche minuto prima delle dieci e mezza e il
pubblico, non molto numeroso, attende l’inizio del concerto – non c’è una band
di supporto. L’apertura è affidata al suonatore di cornamusa, alto e grasso
come mi aspettavo, a cui poi si unisce la band. Paul e soci, rigorosamente in
kilt, sono carichi e di buonumore e marciano lungo la scaletta, tra brani del
nuovo album “Rats In the Burlap” e classici del repertorio, come Pour Decision e Scots Wha' Ha'e, fermandosi ogni
tanto per dare un’accordata agli strumenti. Il pubblico inizialmente è
freddino, pur applaudendo convintamente dopo ogni canzone; sarà un po’ la
consistenza numerica ridotta, un po’ il clima che minaccia pioggia. Man mano
che si va avanti però l’energia della band e gli sforzi di Paul, ormai a torso
nudo e grondante di sudore, per tirare in mezzo gli spettatori scaldano gli
animi; il mio personale favoritismo lo vincono definitamente suonando la cover
di Sailorman dei Turbonegro,a cui seguono due brani tra i miei preferiti in
assoluto nel loro repertorio: Mainland e The Skeleton and The Tailor.
I ragazzi, almeno nello spirito se non nell’età, non si
risparmiano e compreso il bis superano le venti canzoni, scelta che se da un
lato è apprezzabile nelle intenzioni, dall'altro nella pratica rende stucchevole
il finale, che di per sé sarebbe stato invece interessante venendo affidato a
due versioni a cappella – nel senso ovviamente dell'essere cantante senza strumenti e non dell’essere
suonate a cazzo di cane- delle tradizionali Wild MountainThyme e Barrett’s Privateers.
In definitiva comunque gli scozzesi d’oltreoceano hanno
sfornato un bello show, godibile e divertente, che consiglio di non perdere a
chi ne abbia l’occasione.
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