Per dirla alla Piccinini, "tanta carne al fuoco!" con l'album di debutto dei SottoPelle, gruppo nato dalle ceneri dei Dirty Melody da cui non hanno ereditato quasi un cazzo di niente, a dispetto dell'avere 3/4 dei componenti che arrivano da quella formazione.
Tento di iniziare dalla base: i SottoPelle sono uno di quei gruppi che si autorendono di difficile 'catalogazione', per quanto io trovi totalmente nonsense dover per forza dare un'etichetta a qualcuno nell'era in cui per proporre qualcosa di originale ci si trova un po' tutti a fare commistioni di generi che nel 2016 sono da considerarsi più o meno classici.
Ad ogni modo, se vi aspettate di ascoltare punk rock o robe similari avete sbagliato indirizzo, e pure di brutto: molto più vicini ai Litfiba che ai Derozer, con "Calibano" i SottoPelle fanno delle atmosfere cupe, dei cambi di tempo e dei riff di area metal i loro cavalli di battaglia, insieme ai testi che sia per qualità che per maniera di trattare gli argomenti (e, probabilmente, scelta degli stessi) ricordano i primi Punkreas e la loro ficcante critica sociale, politica o non; tutti in italiano e quasi sempre in rima, i SottoPelle non sono certo uno di quei gruppi che amano parlare di cacate ed anzi hanno molto da dire, e lo fanno urlando.
Ma per quanto mi senta di dire che i testi sono forse la cosa migliore di questo album il punto debole è proprio il cantato, ed è un peccato perchè è una di quelle cose che (nella mia personalissima opinione) fa da spartiacque tra l'avere un prodotto coi controcazzi e uno più che passabile. Più che altro, la critica che mi viene da fare è sulla scelta di dare all'urlato una dimensione melodica (seppure in parte ridotta) ed è una scelta che purtroppo paga pochi dividendi anche dal punto di vista dell'esecuzione, spesso fuori tono quando si discosta dallo scream duro & puro.
A parte questo, Calibano è un disco composto in maniera molto versatile: magari sono io che non sono particolarmente avvezzo al genere, ma non da' mai l'impressione di essere prevedibile e sia la parte strumentale che la metrica del testo e la struttura dei pezzi sono così varie da non annoiare mai, con chitarra (tra l'altro la chitarrista si chiama Susy Mariani e ha le palle più grosse del 97% delle persone che conoscete, sia come essere umano che come musicista) libera di imperversare in mille maniere e con basso distorto e batteria a supportare ottimamente uno stile che si rifà molto di più al post hardcore/metal in stile parkway drive e al rock'n'roll stile Antares che non ai 4 accordi e vaffanculo che ti aspetteresti da musicisti con quel tipo di background.
Alla conta dei punti, Calibano è pure un bell'album, con un sacco di cose interessanti da dire e un sacco di spunti da dare a coloro per cui la musica è una passione da suonare e non solo da ascoltare, e un decentissimo ascolto per chi questo genere lo mastica e ha voglia di scoprire qualcuno di nuovo: veramente peccato per il cantato, perchè con un po' più di attenzione in fase di registrazione e mix si poteva tirare fuori un risultato molto migliore.
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