martedì 28 febbraio 2017

SNAFU 2.0: BOMBPOPS - Fear of missing out

Qualcuno ha detto Lupo? Bè se non lo ha detto nessuno poco importa perchè il lupone è sempre in attività e ci supporta in modo strepitoso con questa recensione del nuovo disco delle zozze californiane Bombpops. Take it Lupo, vecchia manovella lubrificata!


Indubbiamente nell’ultimo periodo questo blog è stato protagonista di un salto di qualità non indifferente, grazie all’esemplare lavoro dei vari soldatacci che sanno come si tira una granata, con interviste molto curate e tutt’altro che noiose. Sento l’impellente dovere (im)morale di riportare la situazione a livelli più terra-terra, del tipo che se scendo di un altro mezzo metro aro il terreno. 
Niente, questo album lo aspettavo al varco con impazienza, e sono rimasto soddisfatto a sorpresa anche  questa volta, a differenza della campagna single-player di Battlefield 1 che è riuscita a smonarmi dopo tipo 2 ore.
“Fear of Missing Out” è il primo disco vero e proprio delle/dei Bombpops, uscito a inizio mese sotto Fat Wreck Records, dopo i precedenti EPs del 2010, 2011 e 2015, dai quali sono stati anche estratti diversi videoclip godibili anche a volume zero. Il quartetto è un fifty-fifty male-female, con le veline del pop-punk a stelle e strisce Poly e Jen alle voci e chitarre. Quest’ultima la scorsa estate è stata ospite/turnista dei pessimi Rumatera, band che non cago neanche in astinenza alcolica, ed inoltre ha partecipato assieme a noi chierichetti a festini tipo Punkrock Raduno, Bayfest ed un altro paio (Moya escort ufficiale ovviamente).
Il sound è come ve lo aspettereste da un gruppo skate-punk californiano con canzoni belle tirate e super orecchiabili in cui le 2 madrine si passano a turno il testimone della voce principale, colonna sonora perfetta per una festa estiva in piscina, tra bimbe in bikini, skaters, sorrisoni e pizze+bibite di pessima qualità. Proprio questo scenario apocalittico è il tema portante di “CA in July”, il cui giro iniziale è un autoscopiazzamento (no autoscopamento) della loro vecchia traccia “Grocery Store”
Il controspionaggio mi riferisce che Michael Marti dei Midrake è volato in USA con chitarre e basso del suo brand Yeahman's Guitars utilizzati durante le riprese del video. Praticamente tutto il disco prosegue sui toni sopracitati, e lascia a “Jerk” il compito di rallentare il tiro, pezzo cupo e dal retrogusto Nirvana (giuro non so perché). La registrazione complessiva è molto pulita e si avvicina abbastanza a un HC melodico forse più lento e meno tecnico e a dirla tutta ho la sensazione che qualche coro si sia strusciato troppo su autotune. I richiami più evidenti sono Masked Intruder e Direct Hit! e qualche giro mi ricorda i Mest (puek!) e i compianti No Use For A Name. In definitiva nulla di nuovo all’orizzonte, ma sicuramente meglio così, mi sento al sicuro e protetto a sguazzare nella solita melma famigliare. E avevo anche paura che ci infilassero dentro le inutilissime tastierine…… Dai Mazza, portaci le BombePoppe in Italy'!

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