martedì 4 novembre 2014

SNAFU 2.0: Slipknot - .5: The Gray Chapter

Il re dei marmittoni Frankee ci manda il suo contributo metal recensendo la nuova fatica degli Slipknot...noi pubblichiamo con estremo piacere (sebbene in Caserma alcuni di noi non siano mai andati oltre "Wait and bleed") e ci scusiamo con tutti quelli che si scazzano a leggere recensioni diverse da quelle del nuovo 7" della Massoneria Ramonica (che probabilmente si chiamerà "Formula sticazzi" oppure "la mia ragazza ascolta i Ramones" oppure ancora "mi piacciono le sbarbe in all star"). In Caserma c'è spazio per tutto....anzi, per chi apprezza eccovi un regalo!


Agosto 2008. Gli Slipknot pubblicano “All hope is gone”, quarto album in studio e disco della definitiva consacrazione nel mondo dell’heavy metal tout court (e non sono per i nati a cavallo fra anni ’80 e ’90 che già da tempo li avevano eletti band simbolo della propria generazione).  Fioccano le prime pagine di tutte le riviste di settore, pubblico e critica applaudono e arrivano uno dopo l’altro sold out nei palazzetti di Stati Uniti ed Europa a certificare lo stato di grazia. Il futuro per i nove di Des Moines non potrebbe essere più florido.

Schermo nero. Sei anni dopo.

Dire che di acqua sotto i ponti ne sia passata tanta sarebbe niente più che un eufemismo.
Il 24 maggio 2010 il bassista e co-fondatore del gruppo Paul Gray viene trovato morto in una stanza d’albergo del TownePlace Suites Hotel di a Johnston, Iowa: il referto dice overdose di farmaci.
Nel 2013 il batterista Joey Jordison, uno dei tre vertici carismatici del triangolo magico della band insieme a Corey Taylor e Shawn Crahan, abbandona gli Slipknot per delle non meglio precisate divergenze personali e artistiche. Il palazzo che qualche anno prima sembrava al massimo del suo splendore e solidità si ritrova con le fondamenta minate, a un passo dal collasso.
Fatte queste premesse è facile capire come l’attesa per “.5: The Gray Chapter” (un titolo non a caso) fosse molto, molto alta. Avessi dovuto scommetterci un simbolico bronzino, avrei ipotizzato un riallacciamento alle sonorità di “All hope is gone”, con un progressivo distaccamento dai ritmi indiavolati di “Iowa” e una prosecuzione sulla strada della più classica maturità artistica, con meno frenesia e più introspezione. A questa previsione si aggiungeva però fortissimo il timore che, a fronte delle scosse in seno al gruppo e ai sei (lunghi) anni di silenzio dall’ultimo lavoro in studio gli Slipknot avessero perso la strada e/o semplicemente non avessero più nulla da dire. E che questo disco insomma non sarebbe stato altro che un fiacco e triste canto del cigno.
Diciamolo subito allora. “The Gray Chapter” è un buon album. Che a dispetto delle mie aspettative, sposando invece in pieno quanto dichiarato da Corey Taylor poco prima dell’uscita, riprende il discorso musicale di “Iowa” e “Vol 3: The Subliminal Verses”. Gusti personali, nessuno mi leva dalla testa che nel 2014 gli Slipknot diano il meglio di sé quando riescono a intervallare le solite sfuriate con aperture melodiche che gli permettano di sperimentare quella profondità musicale che, dopo 15 anni insieme e vari progetti paralleli alle spalle (Stone Sour su tutti), gli appartiene ormai pienamente.
“AOV”, “Killpop”e “Goodbye” ne sono gli esempi, e probabilmente anche gli episodi migliori del disco insieme alla più brutale “Skeptic” e la bonus track “Override”. Spingere a mille non è certo un problema (“Custer”, “Sarcastrophe”, “The negative one”, la già citata “Skeptic”…), ma spesso la sensazione è che in questi casi si sia ormai persa la freschezza e il groove degli esordi e ci si accontenti più che altro di fare il compitino. Dietro le pelli Jay Weinberg (figlio del Max Weinberg batterista della E Street Band) si sbatte a dovere, Joey Jordison però era tutta un’altra cosa. Sempre sugli scudi invece Corey, che resta, ora ancora di più, il valore aggiunto della band e confermandosi uno dei migliori vocalist metal dell’ultimo ventennio.
Messi sulla bilancia i pregi e i difetti, la cosa più importante è che da questo disco arrivi comunque un segnale, forte e chiaro. E questo segnale c’è. Personalità, identità, qualità e compattezza: gli Slipknot sono vivi e ci tengono a gridarlo al mondo. Il 3 febbraio saranno al Forum di Assago. Io, giusto per non sbagliare, il mio biglietto l’ho già comprato.

TRACKLIST
1. XIX
2. Sacrastrophe
3. AOV
4. The Devin I
5. Killpop
6. Skeptic
7. Lech
8. Goodbye
9. Nomadic
10. The one that kills the least
11. Custer
12. Be prepared for hell
13. The negative one
14. If rain is what you want
15. Override (Bonus track)
16. The burden (Bonus track)

3 commenti:

  1. La massoneria vi spacca il culo!

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    1. Pare che il prossimo split si chiamerà "La massoneria e i sui cateteri". Fonte abbastanza certa ma non confermata

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  2. Ma che cazzo di recensioni mettete?

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Il soldato SNAFU odia i Troll quindi, se devi trollare, fallo con stile e non farti scoprire!