Bagana Records - 2016 |
Ascoltare un buon disco è sempre un piacere, ma c'è una soddisfazione in più quando supera anche le tue aspettative. Da fan dello sleaze rock ho sempre sofferto del fatto che l'Italia non riesca a sfornare band e album che siano al livello della produzione straniera, in particolare della fertilissima Svezia. Soprattutto perché basta andare a un concerto per rendersi conto che esiste un pubblico appassionato e numericamente rilevante.
Un primo segnale che le cose possano andare diversamente mi è arrivato qualche anno fa con l'album di debutto dei Seventh Veil, che hanno poi scelto altre strade sonore mantenendo comunque la qualità alta. La conferma definitiva che il nostro paese può giocare ad armi pari coi cugini nordici e americani mi è arrivata invece qualche settimana fa con "Fury", seconda fatica discografica degli Speed Stroke, uscito nel 2016 per la Bagana Records.
Il quintetto di Imola centra in pieno il bersaglio con una fucilata di hard rock rovente, un famelico assalto sonoro che non lascia prigionieri. Il sound guarda con attenzione sia alla lezione del Sunset Strip dei tempi d'oro sia al rinascimento scandinavo, senza per questo mancare di personalità, ed è esaltato da una produzione e una registrazione di alto livello. Le chitarre si dividono tra riff e assoli, mostrando un gusto melodico sorprendentemente maturo, spinte da basso e batteria che danno anche un contributo fondamentale nei momenti più dinamici. La voce, solitamente il tasto dolente tra le band nostrane, supera a pieni voti la prova: potente e intonata, anche sugli acuti, con un timbro non distintivo ma adatto al genere. Non da ultimo, e non da poco, azzecca anche la pronuncia.
Le canzoni girano bene anche dal punto di vista compositivo, si fissano in fretta in testa e si prestano bene a essere canticchiate e ballate, come vuole il genere. Ma si sente anche la cura nei dettagli, con un bridge, un assolo o un break che arrivano spesso al momento giusto a dare quel qualcosa in più.
La band sguazza nell'atmosfera festaiola, come nell'opener e singolo Demon Alcohol o nella scanzonata e irresistibile Bet It All, che non avrebbe sfigurato sull'album dei grandi nomi della stagione losangelina. La furia che dà il titolo si fa sentire anche nei pezzi più arrabbiati, come l'ottimo altro singolo Believe In Me o Lock And Key, dall'atmosfera più contemporanea. C'è spazio anche per qualche episodio strappalacrime: From Scars To Stars si fa godere, grazie anche al bel lavoro delle chitarre sulle melodie; City Lights, ballad semiacustica, invece è l'unico passo incerto dell'album, per quanto non da scartare.
"Fury" nel complesso è un album solido, ben riuscito e che merita un ascolto da parte di tutti i fan dello sleaze. Gli Speed Stroke sono riusciti a sfornare finalmente un album italiano che può rivaleggiare senza timori con gli epigoni stranieri. E scusate se è poco.
Nessun commento:
Posta un commento
Il soldato SNAFU odia i Troll quindi, se devi trollare, fallo con stile e non farti scoprire!